Ciclo mestruale: non altera le capacità cognitive

Ciclo mestruale, sfatato un altro mito: le facoltà cognitive non sono alterate dai cambiamenti ormonali. A dichiararlo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Behavioral Neuroscience.

Temuta una stretta correlazione

“Essendo specializzata in medicina riproduttiva e una psicoterapeuta, vengo a contatto con molte donne che hanno l’impressione di un’influenza del ciclo sul loro benessere e sulle loro performance cognitive”, dice Brigitte Leeners del dipartimento di endocrinologia riproduttiva dell’ospedale universitario di Zurigo, in Svizzera, nonché prima firmataria della ricerca. Ecco quindi la necessità di testare la percezione in laboratorio.

La ricerca

“A causa delle limitazioni metodologiche, i risultati positivi pubblicati nella letteratura, devono essere considerati con il beneficio del dubbio”, scrivono gli scienziati nel report appena pubblicato. Collezionati, invece, per l’ultima ricerca, i dati di 88 donne, durante il ciclo, 68 delle quali monitorate per due mesi consecutivi.  L’obiettivo era capire gli effetti su tre aspetti cognitivi: capacità di memorizzare; di prestare attenzione a due cose contemporaneamente (il famoso multitasking rosa); attitudine comportamentale. Dai risultati gli studiosi negano che si sia verificato un impatto negativo sulle attività cerebrali delle partecipanti. Pur verificandosi alcuni cambiamenti, nel successivo test non si sono confermati.

Altri test

Il risultato dimostra che “nonostante possano esserci delle eccezioni individuali, le funzioni cognitive femminili non vengono influenzate dai cambiamenti ormonali che si verificano durante il ciclo”, conclude Leeners. Tuttavia, serviranno ulteriori test cognitivi, per mettere a tacere, una volta per tutte, le dicerie. Che avverranno, senza dubbio: la ricerca fa parte di PAEON, progetto europeo per cui collaborano medici (a Zurigo e Hannover), informatici (a Roma), matematici (Berlino) e biologi (Lucerna).

Simulazione di nuovi farmaci

“L’obiettivo è migliorare la comprensione quantitativa sia degli aspetti legati alla dinamica degli ormoni sessuali che di quelli relativi alla loro interazione con il sistema nervoso centrale”, spiega a ‘La Repubblica’ il coordinatore dell’iniziativa Enrico Tronci, del dipartimento di Informatica dell’università La Sapienza di Roma. Raccogliendo i dati da migliaia di pazienti, si sviluppano modelli computazionali del ciclo mestruale umano. “Così potremo testare nuovi farmaci attraverso la simulazione, riducendo gli animali coinvolti e le spese. Un metodo che diventerà fondamentale – sostiene Tronci – dato che il costo delle medicine è sempre crescente, mentre i soldi da investire nella nostra salute diminuiscono”.